Lombardia e Veneto al voto: si aggiungono 3,5 milioni di spese

Lombardia e Veneto al voto: si aggiungono 3,5 milioni di spese

Si moltiplicano le spese per i referendum nel Nord-Ovest

Già nei giorni scorsi si sono levate voci di protesta per le spese inerenti i referendum per la possibilità di richiedere più autonomia. Molti osservatori li ritengono infatti inutili perché ai governatori sarebbe sufficiente rivolgere una semplice domanda al governo per ottenere gli stessi scopi. Esattamente come ha fatto la Regione Emilia-Romagna.

Spese enormi … per niente

Calcoli piuttosto precisi hanno determinato ad esempio per la Lombardia una spesa di circa 50 milioni. I dissapori non si sono ancora placati che sugli organizzatori arriva un’altra tegola in ordine alle spese.

Il “conto” presentato per la sicurezza dei seggi ammonterebbe a 3,5 milioni. La reazione di Maroni è stata di circostanza: “Costi già previsti”. Il governatore del Veneto Zaia, ha invece gridato all’ “Atto contro la Democrazia”.

Ci sembra a questo punto che si sia caduti in una situazione evidentemente Kafkiana. Se da una parte si chiede e si ottiene gratuitamente uno scopo, dall’altra occorre pagarlo a fior di decine di milioni.

Ma in questo caso chi paga non è la vittima. Pare piuttosto che le amministrazioni leghiste di Lombardia e Veneto abbiano pagato con i soldi dei contribuenti un’azione che in un primo tempo doveva apparire di forza, e che oggi traspare come una grande ingenuità.

Entrambe le amministrazioni attendono l’esito delle consultazioni nella speranza che l’affluenza sia elevata. E questo, se non altro, darebbe adito a “girare” l’argomento sotto l’aspetto politico-demagogico. Anche se in senso sostanziale non cambierà nulla.

La richiesta di maggiore autonomia regionale è infatti un po’ come la richiesta di non pagare tasse: è trasversale. E appropriarsi di un’accezione comune per farla propria, ha il deciso sapore di un’azione propagandistica. Tanto è vero che la maggiore autonomia è stata richiesta e l’incontro col governo ottenuto, anche dalla “rossa” Emilia-Romagna.

Insomma: decine di milioni buttati al vento per scoprire l’acqua calda.

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